Laurana

Laurana

sabato 3 aprile 2010

PREFAZIONE

Laurana di Fiume: una conca intima di ville asburgiche e di lauri intorno ad un mare azzurrissimo. Aveva quattromila abitanti: italiani, ungheresi, austriaci e qualche croato. Non conoscevano l'odio. Nel 1944 vi passò la rabbia tedesca deportando sessanta persone: "sei una spia titina". Poi passò la vendetta titina deportando trentacinque persone: "sei una spia tedesca". Nel maggio 1945 i giardini offrirono soltanto crisantemi. Il cielo era pieno di stelle, ma erano tutte lacrime.
Nico Giassi fu gettato in carcere dai titini soltanto perchè parlava cinque lingue. Per la stessa ragione i tedeschi avevano deportato sua sorella. Questa è la tragica ironia della guerra.
Grazia era una bambina che non conosceva la cattiveria dei grandi. Con i suoi occhioni fissava le sbarre alle quali vedeva aggrappate le mani nervose di suo padre. Un giorno vide cadere dalle sbarre, come un petalo, un biglietto: "Qualunque sarà la mia sorte, dentro di me c'è solo un amore grande, infinito per voi e per la mia terra".
Nico scomparve, sepolto nel nulla. Sua moglie prese per mano Grazia e la sorellina Adriana. Si rifugiarono, esuli, nella solitudine, tra le montagne di Forgaria. Le due ragazze diventarono professoresse, ma esse stringono ancora nelle mani quel foglietto come un dolcissimo, terribile testamento. Quel petalo, intriso di lacrime e di sangue, ispirò a Grazia queste poesie.

Sono "réfoli de bora": una preghiera senza speranza, il sorriso di un padre disperato che se ne va, una lacrima, un cielo di stelle spente, le campane della pace degli altri, gli occhi fissi sul posto a tavola sempre vuoto, un giardino nel quale le patate sostituiscono le rose inutili. La barchetta delle gite che dondola e piange, un cimitero aggredito da rovi e da stelle rosse, le voragini delle foibe piene di "resti de omini, de rabie, de dolor", il nero della morte.
Poesie brevi, dialettali che Grazia ha voluto deporre come un fiore di campo sulla tomba del padre e poi volare via, verso la speranza, come un gabbiano vola sul Quarnaro, come una rondine vola sui lauri della sua Laurana.

Padre Flaminio Rocchi

(dal libro "Réfoli de bora", di Grazia Maria Giassi)

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