Laurana

Laurana

venerdì 23 aprile 2010

FAMIGLIA


Siete nel giardino,
vicino al muro di pietre
di Villa Grazia.
Dentro no.
Evitate lo studio del professionista.
All'aperto.
Come aperti erano i vostri cuori.
Vi osservo.
Vedo nei vostri occhi
fiumi di generosità
che avete dato a tutti.
Mi piace pensarvi insieme
anche se le vostre spoglie
sono sparse.
Cara famiglia,
famiglia vera.
Dolori per ogni stagione
ma un sorriso sempre
e la porta spalancata.
Buoni.
E' raro usare questo aggettivo.
Ma la vostra bontà
ci è rimasta dentro
e il fango della vita
non l'ha soffocata.

Tu sorridevi, nonna, tra le lacrime.
Per noi.
I Tre Moschettieri,
il padrone delle ferriere
il povero David Copperfield
attraverso i tuoi racconti
diventavano nostri amici.
E Mimì, Liù, Tosca
vivevano con noi
nelle sere di coprifuoco.
Riciclavi lana vecchia
e ricavavi capolavori.
E raccontavi
dei tuoi contrabbandi di sigarette
sotto le sottane troppo larghe
durante la grande guerra.
E sferruzzavi.
Calze grosse con il tallone doppio
anzi speciale
che non conosceva buchi.
Ci amavi.
Pregavi per noi
e chiedevi
un lembo di cielo.
Ci parlavi del nonno
che non avevamo conosciuto,
della sua guerra, delle malattie
"ricevute in omaggio" dalla prigionia.
Del suo amore per il mare,
per la pesca, per la sua barca
ancorata al molo di Ica.

Di te, zio Edi,
ricoderò sempre la filosofia brutale:
"Con il pannolone si nasce,
e si muore, anche".
Riassunto del percorso della vita.
Tornasti, a guerra finita,
dopo una lunga prigionia in India.
Il tuo mondo era distrutto
e avevi due famiglie sulle spalle.
Dicevi:
"Gradino per gradino -
si arriva in cima".
Per noi volevi
una cima d'oro.
Nel mio album di ricordi
c'era una tua grande vela
e i versi di D'Annunzio:
"Arma la prora
e salpa verso il mondo".
ma l'ancora è rimasta nella fonda.

Miia, avremmo dovuto
scrivere insieme le tue memorie,
e la prigionia,
in campo di concentramento,
il ritorno nel pianto
a casa,
l'esilio.
E dopo
le lotte per far quadrare i conti.
Ci hai lasciato in fretta.
Non volevi essere peso
per noi, per te.
Ma sei rimasta
con la tua saggezza
nel dolore nella gioia.
Ci hai dato tanto.
Non ci hai chiesto Nulla.

Padre,
di te ho scritto tutto.
Ma non ti ho mai pensato
figlio,
fratello.
Dovevi essere Meraviglioso.
Se un giorno ci incontreremo,
coste lontane e marosi
riaffioreranno nei ricordi.
Le cicatrici delle tue ferite
saranno segni lievi.
Io le bacerò piangendo.
Ricorderemo quanto
ci è stato tolto.

(Grazia Maria Giassi)

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